Oidio della vite: prevenzione e trattamento

Una delle principali malattie del vigneto

Ispirazioni / Consigli sempreverdi

25/10/2022

Tempo di lettura stimato circa 5 minuti

L’oidio è un’ampelopatia, cioè una malattia della vite, causata da un fungo nella doppia forma di Oidium tuckeri ed Erysiphe necator (conosciuto anche come Uncinula necator).

Il suo sintomo più noto e riconoscibile è la muffa biancastra che ricopre le parti colpite, perciò l’oidio è chiamato anche mal bianco o muffa bianca. Oggi parleremo proprio dell’oidio, una delle principali malattie fungine della vite: cos’è, come si sviluppa e come difendere il vigneto.

Cos’è l’oidio della vite

Durante l’inverno il fungo responsabile dell’oidio della vite sopravvive sulle piante o nei dintorni come micelio nelle gemme o corpo fruttifero (cleistotecio o casmotecio) su corteccia e foglie. Il micelio è un insieme di cellule allungate che si forma da una spora, si sviluppa sulle parti verdi della vite (foglie, tralci erbacei, peduncoli, infiorescenze, grappoli fino all’invaiatura) e produce delle spore (conidi) tramite cui si riproduce. Il fungo si riproduce anche sotto forma di corpi fruttiferi, che contengono delle altre spore (ascospore). In ogni caso le spore sono i “semi” attraverso cui il fungo si moltiplica.

I cleistoteci si sviluppano in agosto/settembre sui tessuti infetti della pianta e, passato l’inverno, in primavera – complici la temperatura in rialzo e l’umidità – rilasciano le spore. Queste infettano i tessuti della vite con sintomi non sempre facili da individuare, come macchie clorotiche sulla faccia inferiore delle foglie. Le infezioni da ascospore (infezioni primarie) si localizzano nei punti del vigneto maggiormente colpiti dall’oidio l’anno prima.

Invece, quando arriva la primavera, le gemme infettate dal micelio danno origine ai “germogli a bandiera”. Si tratta di giovani foglie poco sviluppate con i margini piegati verso l’alto, dalle quali la malattia si diffonde grazie ai conidi. L’infezione dovuta ai conidi (infezione secondaria) è quella che rende riconoscibile l’oidio della vite, cioè che produce la tipica muffa biancastra, e che fa propagare l’oidio nella vigna.

In pratica le infezioni secondarie si sovrappongono a quelle primarie. Quindi l’epidemia di oidio, che di solito compare nel vigneto da maggio/giugno in poi, è la conseguenza di infezioni precoci – quelle primarie, dovute alle ascospore –, che colpiscono la vite tra germogliamento/prefioritura e la formazione del grappolo, cioè già dalle prime fasi vegetative. Diffusione e gravità dell’oidio in vigna dipendono quindi dalla quantità di cleistoteci prodotti a fine estate/inizio autunno precedente.

Anche se il fungo dell’oidio colpisce solo superficialmente i tessuti che infetta, senza penetrare nelle cellule, causa danni notevoli, non solo nel vigneto ma anche in cantina: ad esempio sviluppo stentato delle piante, suscettibilità ad altre malattie, acidità alta dell’uva, perdite produttive, qualità scadente del vino.

Come prevenire l’oidio

Oltre alla presenza di giovane vegetazione in crescita, cosa favorisce l’oidio della vite? Le infezioni primarie (ascosporiche), tipiche della prima parte della stagione vegetativa, si verificano con temperature di almeno 10°C e pioggia. Al contrario, le infezioni secondarie (conoidiche), che si innescano in seguito, hanno bisogno di temperature più alte (l’ideale è 20-25°C), umidità bassa e assenza di pioggia (perché dilava i conidi). L’oidio si sviluppa meglio all’interno della chioma, poco luminoso (i raggi UV invece riducono la vitalità del fungo).

Il periodo più delicato per le viti, in cui sono maggiormente sensibili all’oidio, va dalla fase di pre e post fioritura in poi, fino alla chiusura dei grappoli e oltre. Infatti se per le uve nere l’invaiatura (cambio di colore dei grappoli) è una specie di limite di sicurezza grazie all’aumento di sostanze che inibiscono il parassita, per le uve bianche l’oidio rappresenta un pericolo anche da invaiate.

Come curare l’oidio della vite? Più che attuare strategie di cura, con l’oidio bisogna prevenire l’infezione e intervenire precocemente. Quando, invece, l’infezione è già in corso non resta che limitare il più possibile i danni.

La prevenzione dell’oidio in vigna inizia con le scelte a monte dell’impianto delle viti e continua nei lavori ordinari, ad esempio:

  • Scegli l’esposizione al sole ottimale.

  • Valuta con cura la densità d’impianto.

  • Studia la forma di allevamento da adottare anche rispetto all’esposizione dei grappoli al sole e alla facilità di diffusione delle spore.

  • Evita portainnesti vigorosi.

  • Non eccedere con le concimazioni azotate.

  • Dopo la potatura invernale lega i tralci.

  • Durante la potatura estiva in vigna, prima della cimatura prevedi la sfogliatura, cioè la rimozione delle foglie che coprono i grappoli, così da favorirne l’esposizione al sole.

  • Elimina foglie e vegetazione infette: verifica se puoi bruciarle (qui trovi il nostro articolo su come smaltire i rifiuti vegetali).

Come curare l’oidio della vite

Per funzionare la strategia di difesa dall’oidio non può limitarsi all’uso di fungicidi durante la stagione vegetativa. Deve iniziare l’anno prima, dopo la vendemmia, con il controllo dei cleistoteci che si stanno formando. In questa fase puoi impiegare in modo efficace un nemico naturale del fungo dell’oidio: l’Ampelomyces quisqualis, un parassita capace di distruggerne i cleistoteci.

Dai primi stadi dello sviluppo delle piante (germogliamento) alla prefioritura bisogna tenere sotto controllo le infezioni primarie (ascosporiche). Poi, dalla fioritura all’invaiatura, va contenuta la fase conoidica dell’oidio con anticrittogamici adatti al livello di rischio e alla fase di sviluppo delle viti (in linea di massima dalla fine della fioritura/allegagione l’obiettivo principe degli interventi è proteggere i grappoli).

Come abbiamo detto, l’oidio della vite rimane all’esterno dei tessuti vegetali: sono perciò efficaci prodotti di copertura (che agiscono sulla superficie trattata) ad esempio a base di zolfo, strobilurine o metrafenone. In fase preventiva puoi alternarli a prodotti endoterapici (che vengono assorbiti dalla pianta e agiscono dall’interno), come gli IBE (inibitori della biosintesi dell’ergosterolo) e quelli a base di spiroxamina.

Contro l’oidio lo zolfo è un rimedio tradizionale ancora molto usato, valido dall’inizio della stagione vegetativa in avanti: puoi applicarlo in più forme, come polvere secca o bagnabile (cioè da mescolare con acqua e applicare con l’atomizzatore o, in alternativa, con il soffiatore trasformato in atomizzatore grazie al kit di conversione, ad esempio con l’SA 2063 di Efco).

Esistono rimedi naturali per l’oidio della vite? Lo zolfo è impiegato in agricoltura biologica; altre sostanze attive naturali contro l’odio della vite sono i bicarbonati di sodio e di potassio.

I trattamenti anticrittogamici, come quelli per l’oidio della vite, vanno applicati indossando un abbigliamento protettivo adeguato. Ogni attività in vigna e, più in generale, in campagna richiede un equipaggiamento consono a lavorare in sicurezza: qui trovi una griglia di riferimento sui DPI (dispositivi di protezione individuale) da utilizzare.

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