Concimare consiste nel fornire al terreno delle sostanze – di natura organica o inorganica e di origine naturale o sintetica – che danno nutrimento alle piante e contribuiscono a migliorare la fertilità, cioè l’insieme delle proprietà fisiche, chimiche e biologiche del suolo.
A rigore però bisogna distinguere tra fertilizzare e concimare. Fertilizzare è un termine generico che significa “apportare al suolo sostanze che ne migliorano la fertilità” e i fertilizzanti si dividono in concimi, ammendanti e correttivi. I concimi forniscono gli elementi nutritivi di cui le piante hanno bisogno, quindi influiscono sulle proprietà chimiche del terreno. Gli ammendati invece forniscono sostanza organica e così modificano le proprietà fisiche del suolo, in particolare la sua struttura. In questo articolo sulla concimazione del vigneto considereremo la concimazione in senso ampio, come sinonimo di fertilizzazione.
La concimazione del vigneto
Al di là delle questioni terminologiche, concimare il vigneto significa restituire al suolo quanto le viti hanno sottratto. Vale a dire le sostanze nutritive che le piante consumano in quantità maggiori (detti macroelementi: in particolare azoto, fosforo e potassio) e in minime ma indispensabili quantità (i microelementi, come ferro e boro). Con la raccolta dell’uva infatti allontani dal vigneto gli elementi che le viti hanno assimilato per crescere e produrre; lo stesso vale se, dopo la potatura, porti via i sarmenti invece di trinciarli e lasciarli sul posto.
Se i nutrienti non vengono reintegrati, nel tempo la loro scarsità si manifesta sulle viti con sintomi specifici, spesso riconoscibili a vista, che dipendono dal tipo di carenza. Naturalmente gli effetti negativi delle carenze nutritive si ripercuotono anche sulla quantità e qualità dell’uva. D’altro canto nemmeno una concimazione eccessiva è benefica per la vite (né per l’ambiente). Nel caso dell’azoto, ad esempio, alla crescita più rigogliosa corrisponde una maggior tendenza a diventare bersaglio di malattie e parassiti (qui trovi i focus su alcune delle principali malattie della vite: oidio e cocciniglia farinosa).
In base al ciclo vitale della vite, esistono più tipi di concimazione del vigneto. La concimazione di fondo viene fatta prima dell’impianto delle barbatelle (piantine di vite), seguono poi le concimazioni annuali: la concimazione di allevamento per i primi 2-3 anni e la concimazione di produzione dal terzo/quarto anno, quando iniziano a produrre uva, in avanti.
La concimazione di fondo (o, in seconda battuta, di produzione) richiede un’analisi preventiva del suolo, per capirne le caratteristiche: tessitura, contenuto di sostanza organica e di vari elementi chimici etc. In fase di produzione è opportuno ripetere l’analisi ogni 5 anni. Se ciò è indispensabile per un vigneto coltivato a livello imprenditoriale, diventa eccessivo per un vigneto familiare o per poche viti nel frutteto. Per farti un’idea di massima sulle proprietà del terreno del luogo in cu vivi, puoi per esempio consultare gli studi – chiamati zonazioni – promossi da enti come i consorzi di tutela del vino.
Prima di impiantare un vigneto, una delle scelte da fare è deciderne la forma d’allevamento. La più diffusa è quella a spalliera, in tutte le sue varianti: qui trovi le linee guida per realizzare un vigneto a spalliera.
Quando e come concimare il vigneto
La concimazione di fondo fornisce una riserva di sostanze nutritive utili alle viti negli anni successivi. Come concimare il vigneto all’impianto? È sufficiente del concime organico, cioè di origine animale e vegetale come il letame o il compost maturo, nelle buche in cui metti a dimora le barbatelle. Letame e compost forniscono al suolo sostanza organica e lo concimano, trasformandosi in elementi nutritivi disponibili e di riserva tramite una mineralizzazione sia rapida che lenta. In questa fase non ha senso fornire concime azotato minerale perché andrebbe perso per dilavamento.
La concimazione di allevamento sostiene la crescita delle piante all’inizio, quando sono ancora improduttive. Fa sì che le viti superino lo stress da trapianto e attecchiscano, “ripartano” dopo l’inverno con la ripresa vegetativa e via via si preparino a produrre uva. Si tratta quindi di una concimazione che deve essere ricca di azoto, elemento determinante nello sviluppo delle piante (radici, foglie etc.) e nella loro produzione.
La concimazione di produzione accompagna le viti lungo tutta la carriera produttiva, dai primi passi alla fase di produttività vera e propria e oltre. Come per il vigneto di un’azienda agricola, anche per una piccola vigna domestica si definisce quanto e quando concimare sulla base delle condizioni ambientali e delle caratteristiche del suolo. Con una serie di calcoli piuttosto complessi – in pratica un bilancio nutrizionale del vigneto – stimi quanto concimare: dipende dai “consumi” delle sostanze nutritive da parte delle viti e dalle perdite degli stessi (per dilavamento, volatilizzazione in atmosfera etc.). Bisogna poi tenere conto dei fattori che influenzano l’assorbimento dei nutrienti, come la tessitura, il pH e il contenuto di sostanza organica del suolo. Anche la disponibilità di acqua, sotto forma di pioggia e irrigazione, è un fattore importante: i principi nutritivi infatti vengono assorbiti dalle piante quando sono sciolti nell’acqua presente nel terreno (soluzione circolante). D’altra parte è sconsigliabile fertilizzare con concimi azotati minerali nei periodi molto piovosi.
Invece per sapere quando concimare il vigneto bisogna trovare il giusto equilibrio tra i momenti dell’anno in cui le radici delle viti assimilano i nutrienti e le fasi in cui le piante ne hanno più bisogno. Pur variando per ogni elemento chimico, in generale si può dire che i picchi di assorbimento sono a fine estate/inizio autunno, dopo la vendemmia, e in primavera, dalla ripresa vegetativa alla fioritura: sono questi i periodi ottimali per concimare il vigneto.
Tralasciando i calcoli complicati, puoi concimare il vigneto in produzione con ammendanti organici, come letame e compost, o con concimi organici azotati come la pollina pellettata (cioè secca). Oltre che funzione di ammendante, letame e compost hanno funzione di concime a lento rilascio, mentre la pollina è un concime a pronto effetto molto ricco di sostanze nutritive. Altrimenti come concime organico azotato puoi utilizzare lo stallatico pellettato, con azione concimante e ammendante insieme, come il letame (rispetto a cui lo stallatico è molto più pratico da reperire e usare).
Con la concimazione autunnale del vigneto le viti accumulano riserve per resistere meglio all’inverno e da spendere subito al germogliamento nella primavera successiva, perché il picco di consumo dell’azoto (così come di magnesio, manganese e zolfo) è anticipato rispetto al rispettivo picco di assorbimento. Dunque in autunno puoi concimare il vigneto con gli ammendanti organici, che liberano lentamente i nutrienti nel suolo, in primavera invece con i concimi azotati – ad azione più rapida – per supportare la crescita della chioma e le fasi preparatorie della produzione, fermo restando che l’attività biologica delle piante alla ripresa vegetativa è alimentata dalle riserve nutritive formate grazie alla concimazione autunnale.
La concimazione di un vigneto deve tenere conto anche delle cure colturali e della gestione del terreno. Infatti quando termini di potare le viti, i sarmenti triturati e interrati – rispettivamente con trinciatutto e motozappa – per il terreno del vigneto sono una fonte sia di sostanza organica che di macro e microelementi. Inoltre adottando l’inerbimento totale o dei soli interfilari contribuisci in misura significativa all’apporto di sostanze nutritive (azoto in particolare) e la concimazione di produzione diventa un’integrazione. Gestisci l’inerbimento con lo sfalcio e lasciando l’erba sul posto, una volta tagliata con decespugliatore, trinciatutto, trattorino o al limite con tagliaerba se hai una singola pianta o un pergolato di vite in giardino. Nel giro di 4-5 anni un vigneto inerbito diventa praticamente autosufficiente dal punto di vista nutritivo.
Ti interessi di autoproduzione alimentare? Coltivare un vigneto, così come un orto o un frutteto, è un primo passo per intraprendere la strada dell’autoconsumo.