Coltivare carciofi: semplici regole per ottenere ottimi risultati

Dalla lavorazione del terreno alla dicioccatura

Ispirazioni / Consigli sempreverdi

24/05/2022

Tempo di lettura stimato circa 6 minuti

Forse non tutti sanno che l’Italia è il principale produttore mondiale di carciofi, la cui coltivazione si concentra in Puglia, Sicilia e Sardegna. Originario dell’area mediterranea, il carciofo (Cynara cardunculus scolymus) probabilmente deriva dal cardo selvatico e, a differenza della maggior parte degli ortaggi, è una pianta perenne. Coltivare carciofi significa, quindi, impegnare una parte dell’orto per parecchio tempo: una carciofaia può durare fino a 7-10 anni o più.

La parte commestibile del carciofo è il fiore, chiamato capolino: ne mangiamo il “fondo” (il ricettacolo che contiene i fiori veri e propri) e le “foglie” (le brattee che, disposte le une sopra le altre, formano un involucro protettivo).

Il carciofo va raccolto prima della fioritura, quando le brattee sono ancora chiuse, con un taglio inclinato che lascia al capolino 10-20 cm di gambo. Dalla stessa pianta ottieni carciofi di più qualità: il capolino migliore si prende dall’apice, poi quelli dalle ramificazioni principali, infine, i carciofini di terza scelta dalle ramificazioni secondarie.

La pianta del carciofo ha un ciclo autunno-primaverile, perciò la produzione (e quindi la raccolta) avviene tipicamente in primavera, da febbraio/marzo a maggio/giugno. Invece con le varietà autunnali (o rifiorenti) inizi la raccolta a ottobre/novembre e, dopo una pausa a dicembre/gennaio, la riprendi fino a maggio. Oggi vedremo come coltivare il carciofo in orto partendo dall’impianto della carciofaia e spiegando anche le lavorazioni peculiari di questo ortaggio (scarducciatura e dicioccatura).

Cosa fare prima di piantare i carciofi

Come coltivare i carciofi? Partiamo dalle esigenze base di una carciofaia: richiede spazio, clima mite, temperature piuttosto stabili e buona esposizione al sole. Il carciofo soffre il gelo (resiste fino a 0°C, al di sotto subisce danni di vario genere) ma anche il caldo e la siccità, a cui reagisce entrando in riposo vegetativo (dormienza) da fine primavera a fine estate.

Predilige un suolo profondo, di medio impasto o sciolto, drenante e con pH sul neutro, ma si adatta a condizioni diverse (ad esempio terreni argillosi o perfino salmastri). Prepara la carciofaia lavorando il suolo in profondità (40-50 cm) con la vanga o la motozappa attrezzata di vomere. In seguito, prima di trapiantare o seminare i carciofi esegui una lavorazione più superficiale con la zappa (qui trovi maggiori dettagli sulla lavorazione del terreno).

Per facilitare il drenaggio dell’acqua ed evitare ristagni puoi rialzare il terreno della carciofaia creando delle baulature. La lavorazione profonda del suolo è il momento giusto per fare la concimazione di fondo e migliorarne così la fertilità: allo scopo vanno bene letame o compost maturi (ecco come ottenere del compost fai da te).

Quando preparare il terreno per la coltivazione dei carciofi? Per tempo, sia prima dell’impianto della carciofaia che successivamente, quando si possono trapiantare i carducci e gli ovoli (cosa sono? Ne parleremo a breve). Una motocarriola potrebbe tornarti utile per trasportare l’occorrente – attrezzi, fertilizzanti etc. – per allestire e curare la carciofaia, specie se è ampia o distante.

Come e quando si piantano i carciofi

Quando si piantano i carciofi? Dipende, perché ci sono più modi per farlo. È infatti possibile seminare i carciofi in semenzaio tra febbraio e marzo, per poi trapiantare le piantine in orto ad aprile/maggio. In alternativa puoi fare la semina dei carciofi direttamente in orto tra aprile e maggio. A proposito di semenzaio, qui trovi i nostri consigli.

Il modo più semplice per iniziare a coltivare i carciofi è però mettere a dimora tra aprile e maggio le piantine con pane di terra comprate in vivaio. Sia in caso di semina che di trapianto, tieni la distanza minima di 1 m fra le piante all’interno di una fila e tra le file: il carciofo cresce molto ed è destinato a vivere nella carciofaia diversi anni quindi ha bisogno di spazio.

Infine puoi mettere a dimora i carducci e gli ovoli ottenuti, rispettivamente, dalla scarducciatura e dalla dicioccatura dei carciofi (vedremo presto di cosa si tratta). Con carducci e ovoli riproduci le piante di carciofo a partire da porzioni di piante della stessa carciofaia – per ingrandirla – o provenienti da altre carciofaie. Gli ovoli vanno interrati tra luglio e agosto (prima della messa a dimora conviene farli germogliare in semenzaio); i carducci invece vanno trapiantati da metà febbraio a metà aprile oppure da metà settembre a tutto ottobre.

Come coltivare i carciofi

Il carciofo ha bisogno di acqua, non solo dopo la semina o il trapianto di piantine, ovoli e carducci. Di fatto vegeta e produce nei periodi meno secchi e caldi dell’anno, mentre d’estate entra in riposo vegetativo proprio a causa della carenza d’acqua e delle temperature alte. Con l’eccezione del periodo di dormienza estiva, è quindi importante irrigare la carciofaia specie quando le piogge scarseggiano: se le piante subiscono uno stress idrico è la produzione a pagarne le conseguenze.

L’irrigazione estiva è però indispensabile se vuoi anticipare il risveglio vegetativo delle varietà autunnali di carciofo e, in questo modo, far produrre la tua carciofaia anche in autunno. Per bagnare i carciofi puoi servirti di una motopompa così da attingere da fossi, corsi d’acqua o serbatoi di raccolta dell’acqua piovana.

Abbiamo già detto che i carciofi soffrono il gelo: d’inverno proteggi la carciofaia, all’altezza delle radici delle piante, con tessuto non tessuto o con una pacciamatura che non trattenga eccessivamente l’umidità (per evitare marciumi radicali). La pacciamatura ti serve anche per tenere alla larga le infestanti dalla coltivazione di carciofi. Questa infatti va tenuta pulita con sarchiature periodiche tra le piante, che aiutano anche a decompattare la superficie del terreno e a interrare il concime, da distribuire al momento del risveglio vegetativo e durante lo sviluppo degli ortaggi.

Parliamo ora delle operazioni tipiche da fare sui carciofi: la scarducciatura e la dicioccatura. Con la scarducciatura mantieni l’equilibrio produttivo delle piante. Si esegue staccando con la vanga i carducci in esubero insieme a un tratto di radice. I carducci sono i germogli che crescono alla base della pianta: lasciane 1-3 tra i più vigorosi per rinnovarla. Una volta rimossi quelli di troppo, ripara le radici della pianta madre chiudendo la buca che si è creata nel terreno e facendo una leggera rincalzatura.

Il lavoro di scarducciatura va fatto 1 o 2 volte all’anno: a febbraio/aprile e a settembre/ottobre. I carducci così ottenuti si trapiantano per ottenere nuove piante di carciofo, come spiegato sopra, oppure si usano in cucina.

La dicioccatura consiste invece nell’eliminare gli steli che hanno già prodotto capolini: con la zappa tagli le parti secche della pianta, andando sotto il filo del terreno e recidendo anche il rizoma. Da quest’ultimo prelevi gli ovoli – le gemme da cui nascono i carducci – che puoi impiegare per ottenere nuove piantine di carciofo, nel modo descritto prima. Per quanto riguarda la dicioccatura, qual è il periodo giusto? Va fatta in giugno/luglio.

Se d’estate i carciofi vivono in stasi vegetativa, le altre verdure (come i pomodori) sono in piena produzione: ecco quindi come proteggere l’orto dal caldo. D’altro canto in inverno la carciofaia non è la sola a temere il freddo: ecco allora come proteggere gli ortaggi dell’orto invernale. Infine, sempre sul tema orticoltura, qui hai una panoramica su come funziona il lavoro nell’orto e una guida per mantenerne fertile il terreno.

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